In parte circondate, queste truppe subirono gravi perdite e solo con grande difficoltà i 5.000 uomini superstiti si ricongiunsero con il III corpo del maresciallo Ney e arrivarono a Smolensk il 13 novembre[171]. Come riportò il Ministro degli esteri Galezzo Ciano, il generale Messe non fece nulla per nascondere la cocente delusione; per di più, secondo l'opinione di Ciano, Gariboldi era troppo stanco, invecchiato, ingenuo e «fesso» per condurre un'armata in combattimento. Girolamo e il maresciallo Davout non riuscirono a coordinare i loro movimenti; entrambi si mossero in ritardo e soprattutto il fratello minore di Napoleone non agganciò efficacemente il generale Bagration che quindi, coperto dalla cavalleria leggera guidata dai generali Matvei Platov e Ilarion Vasilčikov[65], poté ripiegare, inseguito dal I corpo del maresciallo Davout. In realtà il partito anti-francese a Vienna non era affatto disarmato e Metternich conduceva un abile doppio gioco; egli fece sapere allo zar che l'Austria manteneva i suoi obiettivi di equilibrio europeo di lungo periodo, che le eventuali ostilità con la Russia sarebbero state solo di facciata e che le truppe non sarebbero state incrementate; il 2 giugno 1812 venne addirittura conclusa una convenzione segreta austro-russa[29]. Nel frattempo Napoleone, dopo aver visto sfuggire da Vilna l'armata del generale Barclay, aveva deciso di organizzare una manovra per attaccare e distruggere l'armata del generale Bagration prima che potesse congiungersi con le forze principali russe. Nelle lontane retrovie francesi il reparto di cavalleria regolare e cosacchi dell'audace colonnello Aleksandr Černyšev fin dal mese di ottobre stava attaccando magazzini militari e reparti isolati dal Granducato di Varsavia alla regione baltica[169]. La campagna di Russia, 1941–1943 Erscheinungsjahr 2016 Erscheinungsort Bologna Verlag Società editrice Il mulino Reihe Biblioteca storica Umfang 375 ISBN 978-88-15-26648-4 Thematische Klassifikation Militär- und Kriegsgeschichte Zeitliche Klassifikation 20. Ad alcuni suoi consiglieri prospettò progetti di conquista giganteschi: a Narbonne disse che avrebbe puntato su Mosca, la capitale morale e religiosa della Russia, per infliggere un colpo mortale alla nazione e sottomettere facilmente un popolo da lui ritenuto superstizioso e barbaro. Il gigantesco incendio proseguì fino al 18 settembre e distrusse i quattro quinti di Mosca; su oltre 9.200 edifici, in maggioranza in legno, oltre 6.000 andarono distrutti[123]; il Cremlino tuttavia rimase quasi intatto e anche le chiese, situate nelle piazze si salvarono[124]. prima dell’offensiva sovietica . Il I corpo del maresciallo Davout e il III corpo del maresciallo Ney erano però ancora a est dello sbarramento russo lungo la strada di Krasnoi e la loro situazione era molto grave. Publication date 2014 Usage Attribution-NoDerivatives 4.0 International Topics Seconda Guerra Mondiale, Operazione Barbarossa, Wehrmacht, Germania, Russia, Adolf Hitler, Stalin Collection opensource Language Italian. Il Mar Baltico era ormai chiuso ai commerci, mentre le navi britanniche dell'ammiraglio James Saumarez dominavano quelle acque e favorivano il contrabbando. Dopo aver sferrato un attacco disperato per sviare l'attenzione del nemico, il viceré ripiegò con i resti del IV corpo nella notte attraverso la campagna e raggiunse in salvo Krasnoi, dopo aver abbandonato il traino con il rimanente bottino di guerra[178]. In seconda linea si trovava l'armata del generale Peter Wittgenstein che con 40.000 soldati[57] era incaricato di coprire la linea della Dvina occidentale e difendere la città di Riga, mentre da sud, iniziava la marcia di avvicinamento l'armata del Danubio dell'ammiraglio Pavel Čičagov che aveva abbandonato il fronte balcanico dopo la conclusione della pace con l'Impero Ottomano; infine nell'interno erano disponibili altri 300.000-400.000 uomini, tratti dalle milizie di difesa, che avrebbero potuto essere organizzati per l'esercito[58]. L'imperatore prese la decisione, per agevolare la marcia, di liberarsi di tutto l'equipaggiamento inutile ed anche di bruciare tutte le barche da ponte[187]; egli credeva che i marescialli Victor e Oudinot fossero in grado di difendere i ponti di Borisov e prevedeva di attraversare in quel punto il fiume. I principali esponenti prussiani del partito anti-francese, tra cui August von Gneisenau, Hermann von Boyen e Carl von Clausewitz, abbandonarono il regno ed emigrarono a Londra o soprattutto alla corte dello zar[28]. Nonostante il sollievo delle truppe per lo scampato pericolo, le sofferenze dei superstiti della Grande Armata non erano affatto terminate, al contrario l'ultima parte della ritirata fu la più difficile e penosa per i soldati. Egli preferì organizzare un'amministrazione francese provvisoria nei territori invasi della Lituania e della Curlandia senza unire le terre lituane al granducato polacco[93]. Solo il 16 agosto si recò in prima linea per osservare le difese di Smolensk e prendere le sue decisioni tattiche; vedendo fitte colonne russe ammassarsi sulla riva settentrionale del Dniepr, l'imperatore apparve molto soddisfatto e, convinto nonostante lo scetticismo di Murat e del maresciallo Ney, che i russi si sarebbero battuti, decise di sferrare un attacco frontale ai quartieri meridionali con quattro corpi d'armata[86]. A causa delle violazioni svedesi al blocco continentale le relazioni tra Francia e Svezia si erano deteriorate nel corso del 1811; l'ambasciatore francese a Stoccolma giunse al punto di rompere le relazioni diplomatiche, dopo un aspro scontro con Bernadotte. Sulle cause della catastrofe della Grande Armata, Napoleone nel 29° Bollettino e poi nel Memoriale di Sant'Elena ricondusse la rovina della sua impresa quasi esclusivamente al precoce clima invernale russo che avrebbe debilitato le truppe e trasformato la campagna di Russia in un disastro[204]. L'ammiraglio sembrava ottimista e, convinto di poter bloccare i francesi, diramò un proclama alle sue truppe in cui spronava a catturare Napoleone in persona e ne tratteggiava le fattezze fisiche che permettessero di identificarlo. Not Now. Nonostante questi notevoli miglioramenti, rimanevano importanti carenze nella struttura militare dello zar; lo stato maggiore era ancora poco addestrato e appesantito dalla burocrazia; il sistema dei trasporti e logistico era primitivo e non adeguato alle necessita delle armate in campo, la qualità degli ufficiali inferiori, valorosi e aggressivi ma poco istruiti e insufficientemente addestrati, non era elevata[55]. Contact Museo Campagna di Russia - Cargnacco on Messenger . Inoltre persisteva grande ostilità ideologica nella nobiltà russa nei confronti della Francia e del suo capo, considerato il continuatore e il diffusore, alla testa dei suoi eserciti, delle idee della Rivoluzione francese. Prima dell'inizio della campagna Napoleone sembrava credere che la guerra avrebbe potuto concludersi rapidamente a suo favore con una schiacciante vittoria in una grande e decisiva battaglia campale. Napoleone evitò Vilna e si diresse in carrozza a Kovno e poi a Głogów dove salì con Caulaincourt su una slitta con cui proseguì il resto del rapido viaggio. In realtà la ritirata si stava già disorganizzando lungo la strada; la colonna si allungava per oltre ottanta chilometri e gli sbandati e i ritardatari, in numero crescente, arrancavano nelle retrovie[149]. Gli imprevisti eventi del 18 ottobre affrettarono la decisione dell'imperatore e inflissero un primo serio colpo alla sua sicurezza e alle illusioni dell'esercito francese. Con nuova documentazione russa, il libro presenta il racconto vivido e terribile della campagna più disastrosa e inutile della guerra fascista. L'imperatore mostrava segni di nervosismo per l'andamento della campagna e alternava fasi di euforia per la facile conquista di Vitebsk a momenti di forte irritazione per la mancanza di una grande battaglia decisiva; egli rimase nell'antica città per due settimane mentre altre operazioni erano in corso sulle due ali del fronte offensivo della Grande Armata. Parliamo, ovviamente, di soldati che hanno preso parte alla campagna italiana di Russia, quando l’Italia guidata da Mussolini partecipò all'operazione Barbarossa, avviata nel 1941 dalla Germania nazista contro l'Unione Sovietica. Lo zar, deciso ormai a rompere l'alleanza con la Francia, non era intenzionato a concedere la mano della sorella e, con una serie di pretesti, rinviò una risposta definitiva; nel frattempo egli convinse Caulaincourt a concludere il trattato sulla Polonia che venne firmato il 4 gennaio 1810 in termini molto favorevoli alla Russia. To connect with LeroIIIDemmit, join Forums | PocketMortys.net today. Sulla riva orientale erano rimasti circa 12.000 sbandati che cercarono di passare nella più grande confusione sui ponti in fiamme; la maggior parte annegò o rimase uccisa nella fase finale della battaglia[201]. Una parte dei rifornimenti era già stata sprecata, per mancanza di pianificazione, dal comandante di Smolensk, generale Charpentier, che, male informato, non era a conoscenza delle disastrose condizioni dell'armata. L'imperatore attese fino al 23 febbraio 1812, quindi impose ai prussiani di firmare subito un trattato di alleanza, minacciando un'invasione. La campagna di Russia 1941-1944. Le forze raccolte da Napoleone per la guerra contro la Russia - definita "seconda campagna di Polonia" nel proclama dell'imperatore diramato alle truppe[36] - ammontavano a oltre 700.000 soldati, dei quali 611.000 entrarono in azione oltre il Niemen durante il corso della campagna[1]; questo enorme impegno sottopose l'Impero napoleonico ad una grande tensione - specialmente considerando che c'erano ulteriori 300.000 soldati francesi che combattevano in Spagna e più di 200.000 di guarnigione nei territori dell'impero. Se i russi si fossero spinti in avanti, egli contava di attaccarli con le sue forze principali sul loro fianco destro e sconfiggerli completamente con una sola battaglia. Mentre il maresciallo Davout continuava l'inseguimento del generale Bagration che stava procedendo verso nord per ricongiungersi con l'armata principale russa, sul fianco sinistro francese il maresciallo Macdonald stava avanzando con il X corpo d'armata verso Riga ed era in attesa dell'attrezzatura d'assedio per conquistare la fortezza; lungo la Dvina il VI corpo del maresciallo Gouvion-Saint-Cyr e il II corpo del maresciallo Oudinot stavano fronteggiando validamente le forze del generale Wittgenstein. Il generale austriaco Schwarzenberg, intralciato dal corpo di truppe russe del generale Fabian von der Osten-Sacken, stava ripiegando verso Varsavia insieme al VII corpo del generale Reynier[167], lasciando l'ammiraglio libero di marciare verso nord dove avrebbe potuto mettere in pericolo le linee di comunicazione dell'armata francese[168]. La situazione dei francesi divenne critica; i gruppi di civili presenti nella colonna si sbandarono; la retroguardia del maresciallo Davout fu salvata dall'intervento di due divisioni del IV corpo del principe Eugenio che tornarono indietro e riaprirono il passaggio. Napoleone, allarmato dalle difficoltà del generale Claparède che rischiava di essere sopraffatto, non poté più rimanere a Krasnoi e diede ordine al maresciallo Mortier di ripiegare a sua volta; le divisioni della Guardia dei generali Roguet e Delaborde, pur molto provate, effettuarono una ritirata combattuta e abbandonarono ordinatamente Krasnoi[180]. Tutta la notte del 13 settembre e l'intero giorno 14 settembre l'esercito russo attraversò con ordine e disciplina la città e proseguì lungo la strada di Kolomna; nel frattempo il governatore di Mosca, il conte Fëdor Vasil'evič Rostopčin, che aveva approvato il piano del generale Kutuzov, decise di liberare i detenuti e di organizzare la completa evacuazione della città. All'inizio di agosto quindi l'armata russa iniziò con molta prudenza ad avanzare verso ovest divisa in tre colonne[78]. In un primo tempo Alessandro sembrò ignorare le critiche di molti suoi collaboratori e di una parte dei suoi familiari e riprese, con la collaborazione di Michail Speranskij, una serie di progetti riformatori per modernizzare in senso liberale il suo impero; egli inoltre sperava di ottenere dei vantaggi concreti nel nord, nei Balcani e soprattutto in Oriente, dall'accordo con Napoleone[7]. Sul fianco destro infine il generale Schwarzenberg e il generale Reynier con il VII corpo erano impegnati in combattimenti inconcludenti con le truppe russe del generale Tormazov[75]. Deutsch-Italienisch-Übersetzungen für campagna di Russia im Online-Wörterbuch dict.cc (Italienischwörterbuch). La temperatura che oscillò tra i -20 e i -30 °C, la neve e il vento completarono il disfacimento dell'esercito. Inoltre con il trascorrere del tempo, mentre l'esercito francese, isolato in una terra ostile, si indeboliva, l'armata russa al contrario si rafforzava, grazie all'apporto delle riserve dall'interno e dell'afflusso di rifornimenti e materiali. Nonostante le dimensioni del disastro in Russia, tuttavia l'imperatore, alla partenza da Smorgon', non era affatto rassegnato alla sconfitta; rimaneva invece fiducioso e considerava la situazione ancora rimediabile; ritornando subito a Parigi, egli era intenzionato a organizzare un nuovo esercito per riprendere la guerra in primavera. Ma i francesi reagirono a queste minacce sui fianchi; il maresciallo Oudinot accorse alla Beresina con le sue truppe e contrattaccò subito il 22 novembre, sorprese l'avanguardia russa e riconquistò la cittadina di Borisov sulla riva orientale del fiume; i russi ripiegarono sulla riva occidentale, bloccando l'attraversamento del fiume, dopo aver incendiato i ponti[189] indispensabili per passare sulla riva occidentale, dato che, a causa del disgelo provocato da un temporaneo aumento delle temperature, la Beresina non era più ghiacciata. Create New Account. Molto irritato dal comportamento dello zar e dal suo modesto aiuto durante la guerra, Napoleone non tenne conto degli interessi russi al termine delle ostilità; il Granducato di Varsavia venne ampliato con l'assegnazione delle regioni di Cracovia e Lublino, mentre la Russia ottenne solo Ternopol. Egli progettò subito una grande manovra aggirante per sorprendere il nemico, tagliarlo fuori da Smolensk e infliggergli una sconfitta decisiva; la Grande Armata avrebbe lasciato Vitebsk, sarebbe avanzata in massa a sud del Dniepr, attraversando il fiume tra Orša e Rossasna; si sarebbe congiunta con le forze del maresciallo Davout provenienti da Mogilev, quindi sarebbe risalita lungo la riva sinistra del Dniepr e avrebbe raggiunto e attaccato Smolensk da sud. Dopo Možajsk alcuni soldati gettarono le armi e molti iniziarono anche a disfarsi del carico di oggetti, beni preziosi, opere d'arte, libri. Inizialmente i tentativi di Alessandro di convincere Austria e Prussia a coalizzarsi contro l'imperatore non ebbero successo; al contrario fu Napoleone che, dalla sua posizione di forza, poté imporre ai due stati, ripetutamente sconfitti negli anni precedenti, delle forzate alleanze contro la Russia. Lo stesso Charles de Talleyrand, caduto in disgrazia presso Napoleone, consigliava lo zar di rimanere sulla difensiva e ricercare l'alleanza o la neutralità dell'Austria, della Svezia e dell'Impero Ottomano[27]. Il generale Miloradovič, con 20.000 soldati, tagliò la strada, bloccando la marcia del IV corpo del principe Eugenio che era ripartito da Smolensk solo il 15 novembre preceduto da colonne di sbandati. A sud, dopo una vittoria iniziale del generale Tormazov contro le truppe sassoni del VII corpo a Kobrin il 27 luglio, i generali Schwarzenberg e Reynier riuscirono a costringere i russi a ripiegare oltre il fiume Styr[96]; ma c'erano notizie di un avvicinamento dal Danubio dell'armata dell'ammiraglio Cičagov[97]. or. Napoleone si preoccupò inizialmente soprattutto di bloccare l'avanzata del generale Wittgenstein da Vitebsk, e quindi ordinò al maresciallo Oudinot con il II corpo e al maresciallo Victor con il IX corpo, che stazionavano di riserva tra Vitebsk e Orša, di marciare verso nord per contrastare il passo ai russi nel territorio compreso tra la Dvina e il Dniepr[166]. All'inizio della campagna, tuttavia, solo una parte di queste forze era preparata e organizzata per affrontare l'invasione, suddivise in tre raggruppamenti: la Prima Armata, comandata personalmente dal generale Barclay de Tolly, costituita da circa 136.000 uomini, la Seconda Armata, comandata dal generale Pëtr Bagration, con circa 57.000 soldati, e la Terza Armata, comandata dal generale Alexander Tormasov, composta da circa 48.000 soldati[56]. Le perdite ammontarono a 400.000 tra morti e dispersi; 100.000 furono i prigionieri caduti nelle mani del nemico[5]. A Smolensk, con una temperatura di -26 °C, arrivarono 41.000 uomini[162]. Per evitare la trappola dei tre eserciti russi convergenti da nord, sud ed est, Napoleone contava anche sulle esitazioni del generale Kutuzov e degli altri comandanti russi molto prudenti e ancora intimoriti dalla sua reputazione di condottiero formidabile; in particolare Kutuzov si era fermato a Kopys' con il grosso delle sue forze per riorganizzare e far riposare le truppe, e aveva mandato avanti solo il contingente del generale Miloradovič, preceduto a sua volta da una "colonna volante" partita all'avanguardia il 19 novembre al comando del generale Aleksej Ermolov[191]. Una campagna, quella dei militari italiani inviati in Russia, iniziata male e finita peggio. Forgot account? I principali collaboratori di Napoleone, compresi Murat e Caulaincourt, tornarono a consigliare all'imperatore di arrestare la campagna e porre i quartieri d'inverno a Smolensk, solo il maresciallo Davout si dimostrò più aggressivo[99]. Nella primavera del 1813 l'imperatore, nonostante le catastrofiche perdite in Russia e l'impegno di 200.000 uomini in Spagna, fu ancora in grado di organizzare un nuovo esercito di oltre 300.000 soldati che, pur costituito principalmente da giovani coscritti inesperti, si batté bene nella campagna di Germania. Nel frattempo il maresciallo Nicolas Oudinot avanzava dalla Vestfalia con i contingenti degli stati tedeschi e raggiunse Berlino il 28 marzo 1812 dove era già acquartierato il IX corpo d'armata del maresciallo Victor; da Boulogne si misero in marcia i nuovi reparti di coscritti francesi guidati dal maresciallo Michel Ney, seguiti dalla Guardia imperiale che era stazionata nell'est della Francia[34]. Le difficoltà di questa guerra erano ormai evidenti; la strategia napoleonica, impiegata sulle sconfinate e desolate pianure della Russia, mostrava le sue debolezze; le truppe non potevano essere vettovagliate a sufficienza per carenza di mezzi e neppure potevano sfruttare le risorse locali che erano modeste o erano state distrutte in precedenza dai russi; il clima torrido sfibrava i soldati durante le lunghe marce forzate richieste da Napoleone. Gli studenti di oltre 25 università americane stanno agendo per vie legali per ottenere un rimborso sulle loro salatissime rette.Il motivo? Questi eventi sancirono la rottura anche formale dell'alleanza franco-russa stabilita a Tilsit e precipitarono l'Europa in una guerra decisiva tra le due maggiori potenze continentali. Questa pagina è stata modificata per l'ultima volta il 7 gen 2021 alle 11:57. Essendo partito in ritardo a causa di un malinteso con il maresciallo Davout, il maresciallo Ney non aveva potuto mantenere il contatto; lasciata Smolensk alle ore 15.00 del 17 novembre, il III corpo trovò le forze russe del generale Miloradovič a Krasnoi nel pomeriggio del 18 novembre; Napoleone era già lontano a Orša e anche il maresciallo Davout non intervenne in aiuto[181]. Il generale Michail Miloradovič passò all'attacco il 3 novembre con 20.000 uomini, mentre i cosacchi dell'ataman Matvei Platov caricavano da est. La disciplina stava cedendo; disperazione e demoralizzazione si diffondevano tra i soldati. La strada di Krasnoi venne riaperta e il I corpo del maresciallo Davout, pur dando segni di disgregazione, riuscì a passare, ma il III corpo del maresciallo Ney sembrava destinato alla rovina. Napoleone, alla notizia della ritirata dei russi, si recò il mattino del 14 settembre sulle Colline dei Passeri dove osservò la città e il Cremlino; l'imperatore parve sollevato e emozionato per aver raggiunto Mosca; egli proseguì con il suo seguito fino alla porta Drogomilov, la via di accesso occidentale lungo la strada di Smolensk, mentre la cavalleria guidata da Murat si diresse con prudenza verso la Moscova, che attraversò a guado, e quindi raggiunse le mura del Cremlino senza trovare alcuna resistenza. Gli attacchi iniziali del I corpo del maresciallo Davout furono respinti con pesanti perdite; solo dopo aspri combattimenti il III corpo del maresciallo Ney e il IV corpo del principe Eugenio riuscirono a conquistare le fortificazioni, mentre il V corpo del principe Poniatowski occupava Utiža[112]. d'Assalto "Tagliamento", battaglione alpini sciatori "Monte Cervino", Battaglione alpini sciatori "Monte Cervino", Teatro del Mar Nero della seconda guerra mondiale, L'Armata Rossa e la disfatta italiana (1942-43), Croce commemorativa del Corpo di Spedizione Italiano in Russia, Voci in vetrina in altre lingue senza equivalente su it.wiki, https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Campagna_italiana_di_Russia&oldid=117352772, Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono l'Italia, Battaglie della seconda guerra mondiale che coinvolgono l'Unione Sovietica, Unione Sovietica nella seconda guerra mondiale, Voci con modulo citazione e parametro coautore, Voci entrate in vetrina nel mese di marzo 2016, licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo, Non sono disponibili dati specifici circa le perdite subite dall'Armata Rossa a opera delle sole forze italiane. Morirono di fame, di stenti, di freddo e del piombo sovietico. In Prussia in realtà il partito antifrancese e i nazionalisti erano attivi e desiderosi della rivincita, ma il re Federico Guglielmo III, dopo aver accettato in un primo tempo di concordare con Alessandro una convenzione militare difensiva, timoroso della potenza francese, abbandonò questi progetti e, minacciato da Napoleone, si dichiarò disposto ad un'alleanza con la Francia. Sulle responsabilità dell'incendio sembra ormai stabilito che l'iniziativa di appiccare le fiamme venne direttamente dal governatore Rostopčin che agì senza consultare lo zar o il generale Kutuzov; egli avrebbe diramato precise disposizioni ai suoi subordinati[126] e avrebbe evacuato tutti i mezzi antincendio disponibili per rendere incontrollabili le fiamme[127]. Nonostante queste concessioni di Napoleone, lo zar non si mostrò disposto ad assicurare un fermo appoggio contro l'Austria; egli promise solo che avrebbe invitato alla moderazione gli austriaci, ma rifiutò di presentare minacce formali di intervento. L'artiglieria russa era stata modernizzata sotto l'impulso del generale Arakseev[53] e, organizzata in 44 batterie pesanti, 58 batterie leggere e 22 batterie ippotrainate, era ora molto numerosa ed efficiente ed era stata resa anche molto più mobile[54]. La Grande Armata aveva imboccato la strada nuova di Kaluga e inizialmente colse di sorpresa il generale Kutuzov che apprese solo il 22 ottobre della partenza dei francesi da Mosca[145]. Il 7 novembre iniziarono le bufere di neve, con temperature molto basse e scarsa visibilità; per ripararsi dal freddo, i soldati si coprivano con quanto era disponibile: capi d'abbigliamento depredati a Mosca, vestiti cinesi e tartari, pellicce da donna, sete, sciarpe, stoffe per avvolgere i piedi, trasformando penosamente l'aspetto delle orgogliose truppe napoleoniche. Queste iniziative tuttavia non ottennero risultati concreti: Czartoryski, intimorito da Napoleone e cosciente della simpatia dei polacchi per l'imperatore francese, respinse gli inviti di Alessandro; il cancelliere austriaco Metternich rifiutò le allettanti proposte russe, mentre Bernadotte, designato erede al trono svedese, sembrò inizialmente propenso ad affiancarsi alla Francia, promettendo in caso di guerra un contingente di truppe, in cambio del dominio sulla Norvegia[25]. Inoltre accesi contrasti tra Murat, comandante dell'avanguardia, e il maresciallo Davout, posto dall'imperatore alle dipendenze del re di Napoli, intralciarono l'avanzata[106]. Ai Caduti e Dispersi Italiani della Campagna di Russia - CSIR - ARMIR hat 6.640 Mitglieder. Il maresciallo Davout venne criticato per il mancato soccorso alle truppe del maresciallo Ney[184]. L'armata marciava in modo frenetico, lasciandosi alle spalle sbandati e ritardatari; i villaggi venivano saccheggiati per approvvigionare le truppe; solo le divisioni del I corpo del maresciallo Davout mantenevano disciplina e coesione[83]. Lo zar Alessandro prestò ascolto alle proteste; egli, consapevole del grave danno economico causato dalle misure di blocco adottate, fin dal 1809 aveva favorito la ripresa del commercio su navi "presumibilmente neutrali" nel Mar Baltico; nonostante le rimostranze francesi, non adottò i provvedimenti ancor più restrittivi contro la navigazione decisi da Napoleone con i decreti del Trianon e di Fontainebleau[21]. La marcia forzata su Vilna si concluse il 28 giugno e la città venne occupata senza combattere; l'avanzata aveva già affaticato le truppe e disorganizzato il sistema di vettovagliamento; il tempo instabile con violenti temporali alternati a caldo torrido, non favorì la marcia e le truppe, esaurite rapidamente le razioni, iniziarono a saccheggiare il territorio[60]. La mancata collaborazione di Alessandro favorì le iniziative aggressive dell'Austria; nel gennaio 1809 Napoleone, da Valladolid, aveva proposto allo zar di presentare un ultimatum congiunto a Vienna per impedire la guerra, ma Alessandro, pur acconsentendo a inviare una nota formale, rifiutò di rompere le relazioni diplomatiche. Dal mattino del 25 novembre il generale Eblé aveva dato inizio alla costruzione dei ponti; grazie alla sua energia e al coraggio dei suoi uomini del genio, furono costruiti due ponti su cavalletti servendosi del legno delle case del villaggio; alle ore 15 del 26 novembre il primo ponte venne completato e alle ore 16.30 terminarono i lavori anche del secondo[196]. La più gigantesca campagna militare del nostro secolo nel racconto degli sconfitti | Paul Carell | ISBN: 9788817259040 | Kostenloser Versand für alle Bücher mit Versand und Verkauf duch Amazon. La campagna di Russia era finita e la Grande Armata era ormai distrutta. Dopo l'inizio della campagna, e fino al 20 giugno 1812, Napoleone credette ancora che la guerra si sarebbe potuta decidere già in Polonia; a questo scopo, mentre egli minacciava di marciare su Kovno con l'ala sinistra e l'ala destra con l'armata di Girolamo era stata trattenuta indietro, per attrarre un'eventuale offensiva russa in direzione di Varsavia.