peregrinazioni e le fatiche che sostenni per persuadermi che era davvero Save my name, email, and website in this browser for the next time I comment. Olof Gigon (Basilea, 28 gennaio 1912 – Atene, 18 giugno 1998) storico svizzero della filosofia antica interpreta la "dotta ignoranza" di Socrate come un non sapere che è consapevole di sé e dei propri limiti, come un atteggiamento polemico contro coloro che pretendono di sapere troppo e come avvertimento che il non sapere è lo stato normale dell`uomo. ↑ [2] Un altro dialogo giovanile di Platone, in cui Socrate si confronta con un importante filosofo sofista. ↑. usare del mio nome come di un [b] esempio; quasi avesse voluto dire Siamo di fronte ad una delle tesi piú famose di tutta la storia della filosofia: quella della “docta ignorantia”, che Socrate espone in un momento drammatico della sua vita, durante il processo che si concluderà con la sua condanna a morte. So di non sapere. Ha una moglie e quattro figli. di molti altri. E non m�ingannai: ch� essi sapevano cose che io non sapevo, Solo che Socrate rispose dicendo di non ritenere giusta una condanna né una pena, e che anzi avrebbe dovuto essere la polis a pagarlo per i servigi dati in tanti anni alla città. fosse; e allora mi provai a farglielo capire, che [d] credeva essere E ciò perchè siamo noi che cerchiamo, noi che siamo l'esistenza, il regno del molteplice, dell'errore, delle sfumature. Ama il primo Nanni Moretti, il primo De Gregori, i primi R.E.M., i primi Belle and Sebastian, i primi Baustelle e il primo Nick Hornby. Sono spinto a studiare e a conoscere proprio perché “so di non sapere”. all�oracolo che mi tornava meglio restar cos� come io ero. Tutti i filosofi della storia della filosofia antica che si fanno al liceo, Storia semiseria e illustrata della filosofia occidentale, Le migliori frasi sull’alba (anche tratte dalle canzoni), 83 frasi buddiste per riflettere e meditare, Frasi per la pensione: gli auguri più belli e divertenti, 30 frasi da dedicare ad una cognata speciale, Le 39 migliori frasi di Aristotele, spiegate, 90 frasi da mettere su Instagram per rendere magiche le foto, 65 frasi d’amore per lui bellissime e corte (anche da poesie), 41 frasi per salutare gli amici prima di partire. Brani scelti: SOCRATE, citato in: Platone, Apologia di Socrate, IV secolo a.C.. Sono io più sapiente di costui giacché nessuno di noi due sa nulla di buono; ma costui crede di sapere mentre non sa; io almeno non so, ma non credo di sapere. In secondo luogo, è un invito a guardare più profondamente dentro di noi, perché lì è nascosta la verità. Scoprirsi ignorante non serve a nulla, se questa ignoranza non diventa un punto di partenza. L’ateniese non ha infatti grandi verità da rivelarci, né su di sé, né sul mondo. “La filosofia di Socrate è tutta compresa in quel «sapere di non sapere», che a prima vista sembra un gioco verbale ed ha invece un profondo contenuto teoretico. Hai torto se stimi che un uomo di qualche valore debba tenere in conto la … 8:18. Il processo, infatti, non si concluse nel migliore dei modi. Leggi anche: Cinque celebri miti di Platone. Credo che tutti noi conosciamo Socrate per il suo celebre “So di non sapere”, con il quale inveii contro i sofisti: «Certo sono più sapiente io di quest’uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò, un tantino di più ne … Allora io mi allontanai anche da loro, convinto che ero da pi� Socrate: filosofia e biografia di uno dei più celebri pensatori dell'antichità, che non ci ha lasciato opere ma una enorme eredità filosofica… E, andandomene via, E cos�, da quel momento, non solo venni in odio a colui, Riferimento T-Shirt_sapere. Ce n’è un altro, in particolare, che ci riferisce quello che accadde tra la condanna e la morte del pensatore: si intitola Critone e fu scritto poco dopo l’Apologia. Solo conoscendo sé stessi gli uomini possono arrivare alla saggezza. Semplicemente, la frase forse faceva parte di un verso più lungo, in cui si invitavano i visitatori a pensare bene a quale domanda rivolgere all’oracolo (e quindi a guardarsi bene dentro, prima di entrare). Alcuni studiosi, comunque, hanno avanzato l’ipotesi che il significato della citazione in origine fosse meno profondo di quanto non pensasse Socrate. Il filosofo di Atene cominciò a dubitare sulla sua ‘cultura del mondo’ dopo che il vecchio amico Cherefonte consultò l’oracolo di Delfi per scoprire se ci fosse un uomo più sapiente di lui, e la risposta fu negativa: Socrate è il più sapiente di tutti, questo fu il responso. Secondo il suo stesso racconto, un suo amico, Cherefonte, si era recato a Delfi. Dopo l’ironia deve arrivare la maieutica, la parte della ricerca. sapevano esercitar bene la loro arte, ognuno di essi presumeva di essere È il concetto cardine del pensiero di Socrate, maestro di Platone e primo dei tre grandi filosofi greci (assieme allo stesso Platone e ad Aristotele). Il grande filosofo Socrate aveva compreso che la differenza fra persone ignoranti e persone colte non sta tanto nelle conoscenze che pensano di avere, ma sta nell’atteggiamento verso la conoscenza. Socrate. È questa infatti l'ironia di Socrate che, per non demotivare l'interlocutore e per fare in modo che egli senza imposizioni si convinca, finge di non sapere quale sarà la conclusione del dialogo, accetta le tesi dell'interlocutore e le prende in considerazione, portandola poi ai limiti dell'assurdo in modo che l'interlocutore stesso si renda conto che la propria tesi non è corretta. Nel secondo, l’anima scenderebbe nell’Ade, dove comunque potrebbe conoscere e incontrare i saggi del passato. E cos� anche dei poeti in breve conobbi questo, [c] E lo dimostra dunque anche la nostra frase conclusiva, che si concentra in particolare sulla prima eventualità. questo mio servigio del dio. Segnala altre citazioni di Socrate nei commenti. Udita la risposta dell�oracolo, riflettei in Come probabilmente ricordate, Socrate non scrisse infatti nulla, per precisa scelta. Il discorso che abbiamo appena presentato, che permette a Socrate di scoprire il valore dell’ignoranza, non è però fine a se stesso. In esso Socrate dialoga con uno dei suoi allievi, appunto Critone, che ha preparato un piano per aiutarlo a scappare dal carcere e rifugiarsi fuori città. Tutto il contrario di un atto di modestia. Scegli uno sfondo. Davanti alle insistenze del giovane uomo, però, il filosofo pare inamovibile. Socrate. “Io so di non sapere.” Socrate. Per intenderlo è necessario rendere esplicita la distinzione che vi è sottesa, tra sapere e conoscere. E, come Platone avrebbe poi scritto nel Gorgia [2], per Socrate è meglio subire un’ingiustizia piuttosto che commetterne una. A quel punto i giudici, offesi dall’atteggiamento di Socrate, decisero di condannarlo a morte. Una vita senza ricerca non è degna per l’uomo di essere vissuta. per la citt� n� per la mia casa; e vivo in estrema [c] miseria per La frase che vi abbiamo appena riportato è una delle più famose di questo testo. Lungi dall'essere una testimonianza di umiltà, tale affermazione ha un significato ben preciso: Socrate afferma che intorno a lui non vi è nulla che possa attestare la verità, non le leggi, non gli usi sociali, non le religioni, non la morale e non le dottrine filosofiche. Sono spinto a studiare e a conoscere proprio perché “so di non sapere”. … Socrate, invece, fu un pensatore in un certo senso in tono minore. So di non sapere Socrate ( Platone ) Io so, di non sapere. “Io so di non sapere.” Socrate. Inoltre dice anche che il dubbio genera la ricerca: dato che la filosofia è la ricerca della verità, quindi essa è figlia del dubbio; secondo lui, chi non dubita mai ciò a cui è stato educato non cercherà mai la verità. So di non sapere è una famosa frase attribuita al filosofo greco Socrate che significa un riconoscimento della propria ignoranza dell’autore. solamente cos� avrei potuto smentire l�oracolo e rispondere al vaticinio: Comunque "Io so di non sapere" è il punto di partenza e di arrivo del viaggio, ma è il percorso che sta in mezzo che conta veramente. Prendevo in Socrate sapeva che c’erano tante cose di cui non era a conoscenza e per questo motivo era sicuro solo di una cosa: non sapeva nulla. Certo sono più sapiente io di quest’uomo, anche se poi, probabilmente, tutti e due non sappiamo proprio un bel niente; soltanto che lui crede di sapere e non sa nulla, mentre io, se non so niente, ne sono per lo meno convinto, perciò, un tantino di più ne so di costui, non fosse altro per il fatto che ciò che non so, nemmeno credo di saperlo. Pertanto, fuggire significherebbe tradire la propria città e se stessi, non accettare le conseguenze delle proprie azioni. Nel primo caso, l’anima morirebbe col corpo e non ci sarebbe nulla nell’aldilà. io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere; e mi parve insomma che Socrate . Più so, più so di non sapere. Tutti credevano di sapere, ma in realtà non sapevano nulla, perché fondavano le loro conoscenze su concetti acquisiti superficialmente. Sicch� io, in nome Una frase che pronuncia davanti alla giuria che deve giudicarlo, mentre cerca di esporre i motivi che l’hanno spinto a filosofare. Secondo quanto riportato da diverse fonti dell’antichità, la frase sarebbe stata scritta dai celebri sette savi, tra cui c’erano anche Solone di Atene e Talete di Mileto, il primo filosofo greco. Ed è quindi questa la conoscenza più alta e importante: la consapevolezza della propria ignoranza. Socrate. Socrate. L’importante non è vivere, ma vivere bene. E ciò perchè siamo noi che cerchiamo, noi che siamo l'esistenza, il regno del molteplice, dell'errore, delle sfumature. dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest�uomo ero pi� sapiente More than 2400 years ago, Socrates, the famous Athenian wise man, celebrated for his method and martyr to his ideas, conscious of human limitations, said: "One thing only I know, and that is that I know nothing ." I, Laterza, Bari, 1967, pagg. Condividi; Twitta; Pinterest; Spedizione GRATIS per acquisti superiori ai 20 € Descrizione; Dettagli del prodotto; T-shirt a manica corta con stampa. Ma Socrate, in compenso, almeno una cosa la sapeva: lui fin dall’inizio sapeva di non sapere. che cosa nasconde sotto l�enigma? della propria ignoranza � uno dei doni pi� preziosi che il filosofo Socrate ha Socrate è infatti convinto – usando un linguaggio che in parte trae dalle esperienze familiari, visto che la madre era una levatrice – che le anime siano “gravide di idee”. Nel cercare di convincere il maestro a darsi alla fuga, ad esempio, tira in ballo il disprezzo con cui sarebbero poi stati guardati gli allievi del pensatore, visto che sarebbero sicuramente stati accusati di non aver fatto abbastanza per mettere in salvo Socrate. Come abbiamo detto in apertura, la frase più importante, che meglio riassume il pensiero e le motivazioni di Socrate è quella che il pensatore presenta all’interno dell’Apologia: «So di non sapere». Qui aveva parlato con l’oracolo, chiedendo alla Pizia – la sacerdotessa di Apollo – se esistesse qualcuno più sapiente di Socrate. nata la calunnia contro di me. dimostrando che sapiente non esiste nessuno. Dopo aver demolito le credenze del suo interlocutore, pertanto, Socrate deve aiutarlo a cercare verità più profonde ed autentiche. 2����� [b] nonostante io seguitai, ordinatamente, nella mia ricerca; pur accorgendomi, con domandavo che cosa volevano dire; perch� cos� avrei imparato anch�io da loro Taglia. Nessuno sa se per l'uomo la morte non sia per caso il più grande dei beni, eppure la temono come se sapessero bene che è il più grande dei mali. fine mi rivolsi agli artisti: tanto pi� che dell�arte loro sapevo benissimo di non Leggi anche: Tutti i filosofi della storia della filosofia antica che si fanno al liceo. L’equilibrio fra una grande fiducia nella ragione e la profonda consapevolezza della propria ignoranza è uno dei doni piú preziosi … TUTTI I DIRITTI SUI TESTI SONO RISERVATI. Un metodo che permetteva – soprattutto con la sua prima fase, l’ironia – di far capire all’interlocutore che le sue credenze erano in realtà superficiali, poco fondate. vol. "So di non sapere" è la celeberrima frase di Socrate, banale a prima vista, sottovalutata, ma in realtà ricca di significato e spunto di riflessione.